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Channel: Luisella Costamagna – Il Fatto Quotidiano
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#staniamoRenzi: quattro promesse da valutare prima delle Europee

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Finora da Renzi abbiamo sentito tante promesse, annunci, scommesse, giuramenti, battute… e pochi fatti concreti. Le scadenze di “Una riforma al mese” sono già saltate.

Di salvatori della patria ne abbiamo già visti abbastanza all’opera, con delusione. Allora, visto che il 25 maggio ci sono le elezioni europee, propongo di valutare Renzi a breve termine su 4 cose, che ha promesso di fare entro quella data. Senza entrare nel merito dei provvedimenti (in alcuni casi assai discutibili).

Un modo per capire se è una persona seria, di parola, o un “buffone” (parole sue), e quindi promuoverlo o bocciarlo nelle urne. 

1) La legge elettorale: l’Italicum doveva essere approvato entro febbraio, invece è passato finora solo alla Camera e senza la parità di genere, le primarie per legge e il conflitto d’interessi (altre promesse). La nuova scadenza è ora “prima del 25 maggio”. Si farà? Vedremo.

2) La riforma del Senato: il governo ha detto che prima delle europee verrà approvata almeno alla Camera. Vedremo anche questo.

3) Il rinnovo, nelle prossime settimane, dei vertici di molte società pubbliche, tra cui l’ENI: ci sarà la “svolta Renzi”, oppure vedremo ancora Scaroni che, oltre a non rispettare i “requisiti di onorabilità” richiesti dal Ministro Padoan (il manager, che patteggiò una pena per tangenti all’epoca di Mani Pulite, è attualmente indagato per corruzione internazionale e rinviato a giudizio per disastro ambientale), ci consegna un ENI che ha ridotto l’utile e aumentato l’indebitamento, mentre il suo stipendio è cresciuto nel 2013 a ben 6,5 milioni di euro? Peraltro, se non verrà riconfermato non finirà in mezzo a una strada, bensì godrà di una sostanziosa buonuscita da 8 milioni…

4) Soprattutto: Renzi metterà a maggio in busta paga gli 85 euro promessi a 10 milioni di lavoratori dipendenti, con il taglio di 10 miliardi del cuneo fiscale? A oggi le coperture non ci sono ancora, tant’è che non è stato fatto alcun decreto. Dalla spending review, ha detto il commissario Cottarelli, potrebbero arrivare nei prossimi 8 mesi 3 miliardi certi, che possono forse salire a 5. Nella migliore delle ipotesi manca ancora la metà dei soldi. Si è parlato allora di finanziare il taglio con un aumento del deficit dal 2,6% al 3% del pil, ma ci vuole l’ok della Commissione Europea (che ci ripete di rispettare i vincoli) e del Parlamento. Per maggio è impossibile. Dai tagli dei costi della politica allora?
Non basta mettere all’asta 100 auto blu per raccogliere i 5 miliardi mancanti. Quanto alla soppressione di enti come il Cnel non è né semplice né veloce, visto che è citato in Costituzione; men che meno riorganizzare o abolire le sedi regionali della Rai, per cui è più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago… Dimezzamento degli ordini degli F35? Magari. Ma chi lo dice al Quirinale, alle Forze Armate e a Obama che non ne vogliono sapere? Non Renzi. Restano le risorse dal calo dello spread. Ma anche su questo c’è il punto di domanda.

Abbiamo un’occasione unica in questa campagna elettorale: poter valutare un leader non su quello che promette di fare, ma sulla realizzazione o meno – prima delle elezioni – di quello che ha già promesso. Poi votare di conseguenza.

E allora incalziamo Renzi su queste 4 cose concrete. Le farà o no? In fondo manca poco tempo: possiamo aspettare invece di promuoverlo (o bocciarlo) a priori?


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