Caro Min. Giuliano Poletti, lei non è né indagato né coinvolto nell’inchiesta “Mafia Capitale”, ma il marciume che sta emergendo rende necessario un chiarimento vero sui suoi rapporti con il presidente della coop “29 giugno” Salvatore Buzzi, in carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso.
Il problema non è solo la foto della cena del 2010, organizzata – parole di Buzzi – per “ringraziare i politici che ci sono a fianco”, e in cui anche lei è a tavola con politici di destra e di sinistra (Alemanno , Ozzimo, Marroni), l’ex ad dell’Ama Panzironi e pure un Casamonica. E non bastano le spiegazioni che lei ha dato finora (anche a Saviano): “foto vecchia”, “sgradevole tirarmi in ballo”, “come presidente di Legacoop ho partecipato sempre alle iniziative e alle assemblee delle cooperative aderenti a cui venivo invitato”. Il problema sono anche i “rapporti di stima e amicizia” (parole della coop di Buzzi per farle gli auguri per la nomina a ministro), che lei ha avuto per anni con loro, partecipando più volte alle assemblee, e finendo fotografato con Buzzi sulle copertine del loro magazine per i bilanci 2012 e 2013.
Qui non si parla di un’onlus come le altre, ma di un impero che ha visto lievitare il suo fatturato, nonostante la crisi, dai 20 milioni del 2008, ai 60 del 2013. Possibile che questa crescita esponenziale non abbia alimentato in lei alcun sospetto? Lei era tenuto a vigilare: lo dice lo Statuto della Lega Nazionale delle Cooperative (che lei ha guidato dal 2002 al 2014) all’art. 1: “Legacoop è competente a esercitare la vigilanza sugli enti cooperativi”, basandosi sui principi di onestà e indipendenza del vostro Codice Etico: “Legacoop promuove ogni iniziativa affinché le cooperative associate e i loro rappresentanti rifiutino ogni rapporto con organizzazioni criminali o mafiose e con soggetti che fanno ricorso a comportamenti contrari alla legge”; “si impegna a mantenere con le forze politiche, le istituzioni (…) un comportamento ispirato ad autonomia e indipendenza”. Invece, alla faccia dell’onestà e dell’indipendenza, quello che abbiamo di fronte è proprio un sistema mafioso, in cui a un condannato per omicidio venivano affidati appalti da milioni di euro (pubblici) da politici, che guadagnavano a loro volta.
Capisco che anche un assassino possa cambiare vita, come lei ha detto giustamente, ma ci si può fidare di lui a tal punto, per poi essere smentiti?
Caro Poletti, in questo schifo, a essere responsabili sono anche i partiti da un lato, e la Legacoop dall’altro, che non hanno vigilato sui loro rappresentanti/aderenti. Legacoop non sarà “un’associazione investigativa”, come ha detto il suo successore Lusetti (che si costituirà parte civile), ma non può essere sempre e solo la magistratura a fare pulizia.
È quindi necessario che lei risponda: com’è possibile che non si sia accorto di nulla? Perché non ha controllato e sanzionato come doveva, e anzi ha contribuito ad accreditare con le sue “presenze” Buzzi presso le istituzioni? Ne va della sua onorabilità, di quella della Legacoop, e soprattutto delle tante coop che fanno con onestà, sacrificio e indipendenza il loro lavoro. Un cordiale saluto.
Il Fatto Quotidiano, 9 dicembre 2014