Leggere la biografia di Ercole Incalza e ritrovare tutti gli scandali italiani degli ultimi 25 anni: i mondiali di Italia ’90; la Tav e Necci, Pacini Battaglia, Guarguaglini, Squillante; la “Cricca” degli appalti del G8 e Balducci, Anemone, Zampolini.
25 anni di inchieste, arresti, rinvii a giudizio, proscioglimenti e prescrizioni. Lui sempre lì ad amministrare denaro pubblico.
Fino a ieri: nuovo arresto e nuova rete clientelare fatta di tangenti su appalti sulle grandi opere, assunzioni di parenti, amici, figli degli amici, abiti di sartoria, vacanze, Rolex da 10mila euro, programmi di governo per i nuovi referenti politici, nomine di viceministri, emendamenti da presentare, strutture di missione da salvare per continuare la danza. Tutto presunto – si intende – fino a che la magistratura non scriverà una parola definitiva.
Mentre la politica invece no, la parola definitiva non la dice mai, non si accorge mai di nulla, continua a nominare gli Incalza e incalza solo i magistrati: il problema non è la corruzione che ha devastato e devasta il paese, ma chi la combatte, non le cricche ma la responsabilità civile delle toghe.
E via così, fino al prossimo scandalo.
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